FEBBRAIO 2015

IL BENE DELLA VITA

LA FORZA RIVOLUZIONARIA DELLA TENEREZZA IN UNA VITA CHE NASCE

 

L’1 febbraio 2015 ricorre la 37^ Giornata per la vita ed è questa un’occasione per riflettere sul “bene” di una vita che nasce.

Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società (dal messaggio della CEI per la 37^ Giornata per la vita 2015).

Quella “forza rivoluzionaria della tenerezza” potrebbe essere tradotta come il prendersi cura della vita nelle sue relazioni, con l’amore e la creatività che ogni uomo e donna riescono ad esprimere. Quando sboccia una vita, già dal suo concepimento, è come se un tesoro prezioso fosse messo nelle mani straordinarie e forti e allo stesso tempo fragili di due genitori, una creatura preziosa e bisognosa di cure è custodita e curata dalla tenerezza e fragilità delle nostre famiglie. La nascita di un figlio è un grande dono per un papà e una mamma ed è il loro prendersi cura ascoltando i suoi bisogni, custodendolo e accompagnandolo nella crescita, che lo fa sentire amato.

Nel custodire e far crescere un figlio anche i genitori hanno bisogno di prendersi cura di varie dimensioni, come del loro essere stati bambini, con le luci ed ombre che può comportare, così come del loro essere a loro volta figli, il “ri-conoscere” e accogliere i propri genitori per quello che sono e non per quello che avrebbero voluto fossero: si tratta di costruire un “noi” di coppia che trovi, a partire dalla propria esperienza di figlio/a, un modo “proprio” di essere padri e madri, e non semplicemente la sommatoria dei due modi appresi dalle famiglie d’origine. Occorre, inoltre, auto-darsi il “permesso” di essere genitore, attingere al proprio sé come fonte della genitorialità, inteso come aver fiducia che siamo genitori, non perfetti, non detentori dell’unica modalità corretta di amare e di essere amati, ma capaci di essere dono per i propri figli. Il partner è, poi, la prima persona dalla quale ricevo il “permesso” di essere genitore; il suo sostegno, rispetto, approvazione e comprensione fortificano il proprio essere genitore, se sono validato dal coniuge, qualsiasi cosa accadrà, mi sentirò al sicuro.

E’ importante poi la cura della relazione di coppia, soprattutto quando arriva un figlio! E’ vitale che i due sposi non cancellino il loro cercarsi dialogante e confidente, ma lo costruiscano con una più forte intensità nel confrontarsi ed edificarsi insieme e che sappiano dedicarsi tempi speciali, aldilà e oltre il figlio stesso. La coppia è alla base della comunità familiare, il fondamento della paternità e maternità, la quale, crescendo nell’amorevolezza dell’uno verso l’altra, accoglie il figlio come un dono che contribuisce a realizzare il “noi” coniugale in una forma più piena, e questo è il senso profondo della fecondità coniugale. Il figlio crescerà e diventerà uomo e attingerà sempre a quell’essere stato guardato, coccolato, cresciuto con amore. L’efficientismo e la fretta della nostra società moderna non vanno tanto d’accordo con le esigenze di cura che le persone portano in sé … ma anche il tempo è nelle nostre mani …

E’ bene ricordarci, poi, che nel vivere questo, non siamo soli, ma siamo sempre amati, guidati e custoditi dall’amore di Dio, un Dio che in Gesù si fa padre e madre e che desidera prendersi cura di noi perché ci vuole figli felici.

 

 

Michela e Fabio