Coronavirus. Un tempo per riconciliarsi con la complessità della vita

Da La Difesa del Popolo

Il quotidiano di una famiglia è una continua urgenza, al di là del Coronavirus. Il rischio è di affrontare tutto “fuori misura”

 

Quarantena, stato di assedio, apocalisse, paralisi, isolamento… sono parole entrate quasi violentemente nei giorni scorsi dentro alle nostre case attraverso i social, la tv, internet, i giornali o i comunicati straordinari, facendo crescere tanta responsabilità, ma anche paura, ansia o, addirittura, panico. Volenti o nolenti siamo stati tutti toccati e coinvolti dall’emergenza Coronavirus, in modo particolare le persone più fragili, le famiglie con ammalati, anziani o bambini piccoli, preoccupati di prevenire il peggio. Da credenti, poi, ci hanno particolarmente impressionato le scelte di sospendere le celebrazioni liturgiche o gli altri appuntamenti comunitari: proprio quando potevamo aver più bisogno della concreta presenza del Signore e della comunità ci è stato chiesto di digiunare da loro e di recuperare la possibilità di pregare anche in altri modi.

Non è immediato saper gestire le emergenze, né questa né altre. Non è immediato gestire l’emergenza di un licenziamento, di un figlio che si rompe un braccio durante l’allenamento o viene sospeso da scuola, della moglie all’ospedale per il parto, del genitore che d’un tratto si trova allettato, di un tornado che porta via il tetto della casa… Eppure, la vita quotidiana presenta molti imprevisti, tanto che potremmo dire che l’ordinario di una famiglia è proprio questo, una continua urgenza. Così crescono le richieste di colloqui e interventi degli psicologi dell’emergenza, pronti ad ascoltare con serenità fiumi di parole, a offrire letture pacate e misurate, a consigliare le indicazioni più precise per arginare l’ansia. Cresce, nonostante l’emergenza abbia sempre fatto parte della vita, il bisogno di aiuto per stare in piedi nonostante il vento forte e la tempesta delle situazioni più immaginabili.

La domanda di aiuto ci fa scoprire la nostra insicurezza, la nostra fragilità, la mancanza di realismo e la pretesa che tutto sia a nostra disposizione e sotto controllo. Comprendiamo che siamo facili a perdere la memoria, a dimenticare la storia, nostra e del popolo a cui apparteniamo. La fatica di stare nell’emergenza, ci porta ad assolutizzare noi stessi, a perdere di vista la presenza degli altri e le loro necessità, a dimenticare la realtà che ci circonda e le innumerevoli situazioni, anche peggiori delle nostre, disseminate nel mondo. Eppure, ci farebbe tanto bene fare posto a tutto questo, ridimensionare la nostra situazione o, meglio, riportarla con fiducia alla sua reale misura, accanto a quella di tanti altri… e per questo darci una regolata nel seguire i social, i giornali, la tv, contenendo i fiumi di informazioni e allarmismi che quasi ci obbligano a reagire tutti allo stesso modo.

Non è male fare i conti con questa situazione all’inizio della Quaresima. Questo tempo forte potrebbe essere l’occasione in cui compiere dei passi di riconciliazione con la complessità della vita, il tempo per lasciarci riportare al nostro posto, riscoprirci semplici creature accanto agli altri e, soprattutto, sempre e comunque amati dal Padre. Questo tempo potrebbe essere accompagnato da alcune parole di Gesù. A quanti gli chiedono come mai i discepoli non digiunano, egli risponde: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15) e così ci ricorda che possono farci bene i digiuni programmati, ma ancor di più quelli che la realtà ci mette dinanzi, i quali ci chiedono di rinunciare radicalmente a noi stessi, per imparare a credere nel Padre e nella sua Provvidenza. A quanti sono preoccupati della propria vita, egli dice: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Il Signore non toglie la complessità dalla vita, ma, con la sua Parola, ci annuncia che possiamo viverla con fede, certi che al di sotto di ogni caduta c’è la mano sicura e forte del Padre. Da qui può nascere la pace per stare con il nostro vissuto, anche il più turbolento, e attraversare le avversità.