Come mai proprio nel deserto? Cosa possono offrire la terra arida, il caldo torrido, i cespugli avvizziti?
Sembra un luogo desolato, eppure proprio il suo essere essenziale, lo fa scegliere come posto privilegiato per incontrare, intuire il significato profondo della propria vita: il fatto che un luogo sia “vuoto” non significa che sia sterile, contrario alla vita, ma piuttosto che sia pronto a riceverla.
Inizia da qui la strada che porterà Gesù a celebrare la Pasqua con i suoi discepoli e, sempre da qui, incomincia la strada della quaresima che ci porterà alla tavola preparata per l’ultima cena.
Può succedere che questo periodo venga associato a un tempo di mortificazione, di privazione, ma in realtà è il tempo dell’essenzialità, che aiuta a prepararsi alla festa, ad accogliere la vita nuova: quindi non può essere un periodo di tristezza.
Dio stesso ci invita a vivere l’esperienza del deserto, non per toglierci qualcosa, bensì per offrirci l’occasione di parlare cuore a cuore con Lui e tra di noi, di riscoprire l’importanza di dedicarsi del tempo nella coppia, di ascoltarsi tra sposi, tra genitori e figli, tra fratelli. Fare il vuoto intorno a noi non significa allontanare la vita, ma prepararle il terreno fertile dove possa attecchire e rinvigorirsi.
Quando abbiamo un pranzo di famiglia, affinché tutto sia pronto per la festa, iniziamo a preparare per tempo: pensiamo al menù, scegliamo la tovaglia, assegniamo i posti …e la sala vuota via via prende vita. Così la quaresima, preludio della festa pasquale, offre alle nostre famiglie la possibilità di riscoprire nei piccoli gesti quotidiani il significato profondo del nostro vivere insieme.
Chiara e Federico