"Io sono venuto perchè abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" Gv 10,10
“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10)
Carissimi, in un contesto storico che appare grigio e senza speranza, in cui anche le nostre esistenze sembrano ridimensionarsi e ripiegarsi su se stesse, arriva il Natale: qui e ora facciamo memoria che Dio, nel suo rivelarsi, sceglie proprio la forma di persona umana, con le sue fragilità e con i suoi limiti, per invitarci a vivere una vita in abbondanza e pienezza.
Come ogni bambino che viene al mondo, anche Dio entra nell’umanissima realtà familiare. La storia della salvezza avviene attraverso vicende quotidiane, particolari, familiari; si intreccia nella trama di relazioni ordinarie di cui è intessuta l’esistenza umana. Ogni famiglia accoglie il mistero dell’incarnazione e lo rilancia nelle forme e nei modi che sono propri: la cura l’uno dell’altro, l’ascolto, l’accoglienza, la solidarietà, la valorizzazione dei talenti, il rispetto, il perdono, la collaborazione… I volti, i cuori, gli abbracci, le tenerezze, le scelte di ogni giorno, la stessa vita delle famiglie diventano, così, voce ed esperienza concreta della relazione profonda tra Dio e la sua creatura.
Sentiamo così forte questa incarnazione nella vita concreta, che facciamo tesoro de Il pensiero del mese che ci ha lasciato Danilo Malesani, referente con Maristella per il vicariato di Lozzo Atestino.
Nella nostra famiglia l'avvento della mia malattia, (ma io non mi sento un “malato”), non ha mutato la nostra solidarietà parentale, anzi l’ha rinforzata. Soprattutto i nostri figli, nonostante la difficoltà che stanno vivendo, hanno dimostrato una grande maturità, ovviamente ciascuno a modo suo: chi è diventato iperprotettivo nei miei confronti e in quelli di sua madre, chi sentendosi molto responsabilizzato si è dato da fare per trovare presto un lavoro dovendo rinunciare però a molti suoi progetti, chi è ancora troppo giovane per fare qualcosa ma cerca di vivere non facendo finta che nulla è successo, ma rendendosi sempre presente e disponibile.
E a proposito di solidarietà, tutta la comunità cristiana e non solo, come scrive San Paolo, “soffre” anzi, direi, “ha cura di noi”. La cura è quel qualcosa che va oltre le semplici parole, che comunque sono di affetto ed incoraggiamento, è il loro esserci, è il loro atteggiamento che non ti fa sentire “diverso”, è il loro aiuto sempre rispettoso. Sono quelle dimostrazioni di amore fraterno che ti danno la carica per proseguire nella tua strada senza sentirti solo, quella vicinanza che rende il tuo cammino meno pesante e sempre pieno di gioia. Ecco perché non mi considero “malato” e vedo tanta strada da fare con la famiglia e con la comunità che si stringe attorno fraternamente.
Sono felice perché la vita vissuta con la loro compagnia è degna di essere vissuta, la malattia non è altro, per me, che un “sassolino sulla strada”.
A voi tutti il nostro miglior augurio di Buon Natale