all’Incontro Mondiale delle Famiglie 2018
Disponibili in cinque lingue, sono corredate da itinerari musicali, video e clip multimediali
“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”(Lc 2,49): sono le uniche parole che i Vangeli ci trasmettono di Gesù dodicenne. Nessuna altra esclamazione o affermazione o sola
parola di Lui a quella età. Certamente siamo dinanzi ad un’espressione abbastanza complessa che a primo impatto farebbe percepire quasi una mancanza di rispetto di Gesù nei con fronti di Giuseppe e Maria, quasi sorpreso ed indignato perché i Suoi avrebbero dovuto sapere la ragione del suo essersi indugiato nel tempio di Dio senza darne alcun preavviso. In realtà, dietro queste parole alquanto enigmatiche, si adombra il mistero della Sua Figliolanza ed in Lui quello della figliolanza di ogni
uomo, perché ogni figlio di uomo, prima ancora di essere intessuto nelle viscere materne, prima ancora di essere desiderato dai genitori (e quante volte anche non desiderato perché arrivato fuori dai programmi umani), è da sempre bramato dal cuore di Dio. Così Papa Francesco afferma con determinazione: «Ogni bambino che si forma all’interno di sua madre è un progetto eterno di Dio Padre e del suo amore eterno: “
Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato” (Ger 1,5). Ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio, e nel momento in cui viene concepito si compie il sogno eterno del Creatore. Pensiamo quanto vale l’embrione dall’istante in cui è concepito! Bisogna guardarlo con lo stesso sguardo d’amore del Padre, che vede oltre ogni apparenza» (Al 168). Non soltanto Gesù, in quanto Figlio di Dio, è chiamato ad occuparsi delle cose del Padre Suo, ma ciascun figlio, non essendo mai proprietà dei
suoi genitori, appartiene al Padre Celeste che da sempre ha per lui un sogno così grande e così sorprendente da superare di gran lunga l’immaginario e le attese dei suoi genitori terreni. La questione fondamentale, pertanto, è questa: Qual è il sogno di Dio su ciascun uomo? Cosa Lui sogna veramente perché ogni Suo figlio possa rendere grande e straordinaria la propria vita? Con straordinaria immediatezza e profondità San Giovanni Paolo II risponde a tale domanda: «L’uomo
non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (Redemptor hominis 10). Si parla giustamente di rivelazione dell’amore, di incontro con l’amore, di esperienza e anche di partecipazione dell’amore, a significare che più che un moto interiore dell’anima o un atto di autodonazione, l’amore rivelato, incontrato, sperimentato e partecipato è una Persona concreta, è una Persona vivente, è Cristo stesso che «rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes22).