Il mese di novembre inizia con una grande festa in onore di tutti i santi: una festa di gioia e di speranza !
Festa di gioia perché tutti siamo chiamati a divenire santi, festa di speranza perché chi ci ha preceduto ci indica la strada; è anche una festa che ci interroga e ci stimola a pensare: cos’è la santità per me? Cos’è la santità per una coppia? Cos’è la santità per una mamma o per un papà?
E’ legata solo a cose straordinarie e a atti eroici o, anche, a qualcosa di più “normale” e di più “quotidiano”. La schiera dei santi sicuramente comprenderà i nostri cari defunti che ci hanno preceduto e che ci hanno trasmesso, con la testimonianza, la fede in Gesù.
Una mamma che ogni giorno ha cura dei suoi figli e di suo marito, un papà che si impegna nel suo lavoro e che testimonia con gioia il dono della salute e dell’avere un lavoro, una coppia che generosamente si rispetta e si dona, una famiglia che cerca di mettere al centro l’apertura verso gli altri e che nel quotidiano vuole scoprire come ascoltare e vivere ciò che Dio le dona ogni giorno,….questi, forse, sono esempi di santità .
Il primo volto della santità familiare, scrivono i coniugi Gillini nel libro” Innamorati e fidanzati”, è quello di “esserci” che, in famiglia, vuol dire semplicemente essere presenti: che bello sentire un figlio che arriva e, prima ancora di girare la maniglia, chiama “mamma, mamma….” e, quando sente rispondere, lui è felice perchè rassicurato, accolto, amato, già in relazione.
E ancora, affermano i Gillini,“santità familiare come riconoscere il dono degli altri” : gli altri sono, talvolta, vissuti come impedimento, come limite e non come relazione; cioè che resta non sono i tesori materiali ma la ricchezza delle relazioni che si instaurano. Che bello dire: “grazie perché ci sei!” Sperimentare questa gioia ci rende felici e sereni! Questo, certamente, è un tratto di santità.
Nel mese di novembre festeggiamo i santi di Dio e, subito dopo, i nostri defunti nella comunione ecclesiale. Si vive la gioia della santità ma anche la concretezza che non siamo per sempre in terra: ecco che la vita concreta ci dice di impegnarci per una santità eterna. Il nostro Dio non è un Dio che ci incalza affinché facciamo la “sua volontà” ma ci fa dei doni che, se accolti e “ impegnati”, ci accompagnano verso una realizzazione piena di noi stessi: questa è ancora santità!
La nostra vita, chi prima e chi dopo, è segnata dalla sofferenza e anche dalla morte, ma la nostra fede ci dice che nella comunione dei santi saremo tutti insieme e ci piace pregare per i nostri defunti pensando che chi verrà dopo di noi pregherà anche per noi: ecco la Chiesa universale e di tutti i tempi che è perennemente in cammino verso la pienezza!
Vorremo suggerire un pensiero di D. Bonhoeffer come riflessione, come invito a fare silenzio e metterci in ascolto dell’altro e di Dio e della Sua Parola ….
Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola
Facciamo silenzio dopo l'ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio prima di coricarci,
perché l'ultima Parola appartiene a Dio.
Facciamo silenzio solo per amore della Parola. (Dietrich Bonhoeffer)
Daniela – Fulvio