Giugno, tempo di esperienze che si chiudono e di opportunità che si aprono…

Accompagniamo nella preghiera gli otto giovani che sabato 2 confermano la volontà di spendersi come pastori per i fratelli e le sorelle nella fede,

Giugno, tempo di esperienze che si chiudono e di opportunità che si aprono…
 
Abbiamo nel cuore una giovane famiglia, che quest’anno si è spesa insieme ad altre per dare vita ad un gruppo di coppie in parrocchia, per creare legami tra chi è nato nel paese e chi vi si è trasferito. Inaspettata è arrivata una proposta di lavoro all’estero: un sogno importante da concretizzare? Nuove fatiche di cui farsi carico? Partiranno insieme, marito, moglie e tre bimbi; lasceranno parenti, amici e certezze, ma porteranno, insieme a valigie e passeggini, anche l’affetto di chi li conosce e li sostiene… e già arrivare al di là dell’oceano li avrà resi più saldi nella loro alleanza nuziale.
 
Abbiamo davanti agli occhi tante famiglie, spossate dall’insensibile egoismo degli speculatori e dall’indomabilità della natura, costrette a lasciare le abitudini e le sicurezze di una vita, costrette a guardarsi negli occhi per trovare le energie e ripartire, al limite con lavoro precario o senza casa, ma non senza il bene delle relazioni intessute, che si stringono attorno a loro per trasmettere la forza e la speranza della comunità. Forse alcune di queste, nonostante tutto, hanno scelto di essere a Milano, per sentirsi rinfrancate dal calore di altre famiglie e dall’affetto del Santo Padre.
 
Accompagniamo nella preghiera gli otto giovani che sabato 2 confermano la volontà di spendersi come pastori per i fratelli e le sorelle nella fede, consacrando la loro vita per il nutrimento spirituale della chiesa che è in Padova, imboccando con trepidazione ed entusiasmo la via del presbiterato.  
 
Quante speranze, quanti timori davanti alle scelte che definiscono il futuro: sarà la strada giusta?
E ci tornano in mente Abramo e Sara, anche loro chiamati a partire, a ripartire, a lasciare, a portare, ad accogliere l’impensabile, a scoprirsi rigenerati e vitali.
Abramo è figlio, fratello, marito; è già partito una volta, preso con sé dal padre Terach per raggiungere Canaan, senza però arrivare. Atteso e chiamato da Dio, riparte, non da zero: punta alla stessa meta, per compiere la propria strada ed esprimere la novità che è in lui, in continuità con chi è venuto prima di lui.
Il partire di Abramo e Sara non è abbandonare, non è fuggire: certo lasciano qualcuno e qualcosa, ma partono (e quante volte ripartiranno) con la ricchezza delle relazioni, che vive in loro e li sostiene nel cammino verso quella terra dove troveranno una vita nuova e dove diventeranno nuova vita.
 
Può capitare di pensare che Dio ci chiami a scegliere tra alternative dove c’è quella giusta e quella sbagliata, quasi fosse un trabocchetto…
Ma forse Dio non chiama “alla scelta”; semplicemente Dio “ci” chiama, perché per ciascuno desidera essere come Sposo appassionato e fedele: sta a noi decidere come rispondere a questo desiderio e poi vivere le scelte che a questa risposta conseguono.
La chiamata, la vocazione, è la stessa per tutti: riconoscere e gustare l’Amore gratuito che Dio riversa su ciascuno. Ma non c’è una strada sola, una strada privilegiata, una strada prestabilita, già scritta; c’è invece la strada che ciascuno sceglie come propria ed imbocca, per portare a maturazione i doni ricevuti e camminare verso la meta, uguale per tutti: rendere visibile e tangibile l’Amore incondizionato.
E quando la meta appare lontana? Quando dubitiamo di riuscire ad arrivare oltre l’oceano, oltre le macerie, oltre i momenti di solitudine?
Non resta che fare come Sara e Abramo, raccogliere tutto il bene ricevuto e ripartire, con la certezza che, se Dio ci chiama all’Amore, Egli già ha iscritto nei nostri cuori anche le capacità per rispondere al suo invito.
 
Chiara e Federico