Chissà quanti l’avranno fatto, finora; mettersi cioè nei panni di Maria di Nazareth, ragazza poco più che adolescente, vergine e promessa sposa, con la prospettiva di un sereno e semplice futuro di sposa, di mamma e di vita famigliare e provare ad immedesimarsi nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nei suoi atteggiamenti dopo l’annuncio sconvolgente “Concepirai di Spirito Santo…” rivoltole dall’angelo ed al quale aveva chiesto con disarmante semplice verità “Non sono mai stata con un uomo… come potrò diventare mamma?”, per decidere alla fine, liberamente e consapevolmente, di porsi a completa disposizione dopo quella frase “Nulla è impossibile a Dio!”.
La fede ci aiuta ad accettare Maria preservata dall’inclinazione al male e dalle insidie della tentazione nella sua immacolata concezione, ma la ragione ci autorizza ad immaginare il carico di emozioni in Lei nel constatare la comprensibile sorpresa dei genitori e dei parenti, i dubbi di Giuseppe, suo amato promesso sposo e probabilmente anche della comunità ebrea di Nazareth al racconto del suo incontro con l’angelo. La pensiamo con il ventre sempre più voluminoso a giustificarsi, sola con la sua unica verità: sono incinta dello Spirito Santo! e la pensiamo, da sola, a sopportare di rimando il sospetto e le dicerie della gente…
Ecco: é qui che noi sbagliamo, contorti nel nostro modo di pensare e sentire, condizionati dal pensare e dal sentire del mondo; Maria non si è mai sentita sola, aveva già in sé, non solo nel ventre ma anche nel cuore, l’ “Emmanuele”, il “Dio con noi”.
Quella frase “Nulla è impossibile a Dio!” unita al suo “Sì”, espressione di un abbandono totale e fiducioso nelle mani di Dio, non la lasciavano mai… Le difficoltà, i dispiaceri, le fatiche, la povertà, i pericoli, la paura, la precarietà della fuga, finanche la spada che le trapassa l’anima… tutto poteva essere sopportato perché non sarebbe stata mai sola, perché Dio era con lei e “nulla è impossibile a Dio”; ci fosse stata di mezzo anche la morte… “nulla è impossibile a Dio”.
Come vorremmo imparare anche noi l’abbandono totale e fiducioso nel Signore, prima di tutto nel cuore e poi nella vita di ogni giorno, nell’accettare anche le avversità con la certezza che “nulla è impossibile a Dio”, a scommettere nell’amore per l’altro sempre e per sempre perché “nulla è impossibile a Dio”, ad accogliere un figlio in più come voluto da Dio “perché nulla è impossibile a Dio”, ad assistere la vita di un nonno perché vale come quella di un re, anche se si fa i bisogni addosso, “perché nulla è impossibile a Dio”…
Qualsiasi cosa vi dica, fatela. (Gv 2,5) (o anche… “avvenga per me secondo la tua parola” – Lc 1,38)
Se l’abbandono totale e fiducioso in Dio è il presupposto, la coerente conseguenza è fare quello che Gesù, il figlio di Dio, ci dice, senza se e senza ma…
La misura in cui sappiamo fare quello che ci dice è la misura della nostra appartenenza al Regno, è la misura della nostra santità. Maria, che ha già detto sì, che conosce il Figlio meglio di chiunque proprio perché ha già detto quel sì, è capace di metterci in contatto con Lui, di farci da mediatrice delle sue grazie.
Da soli non siamo capaci che consumare le nostre vite nella ricerca spasmodica di successo, benessere, bellezza, potere, prestigio; l’uomo, da solo, esaurisce presto l’effimera ebbrezza della mondanità e alla fine il vino finisce e… probabilmente non era poi così buono.
Non abbiamo più vino? Facciamo quello che ci ha detto!
La nostra vita brancola nel buio della tristezza e dell’egoismo? Facciamo quello che ci ha detto!
“Vi lascio un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato!” (Gv 13,34).
“Vi è stato detto: Non ucciderai… ma io vi dico chiunque si adira contro il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio…Vi è stato detto: non commetterai adulterio. Ma io vi dico, chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore… Vi è stato detto: occhio per occhio, dente per dente! Ma io vi dico: non opporti al malvagio, anzi a chi ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra… Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, perché siate figli del Padre vostro che è nei cieli….” (Mt 5, 17-48).
Questo è quello che ci dice Gesù e Maria ci dice, come fossimo dei figli: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”, ci indica cioè la via: affinchè si compia anche in noi quel “nulla è impossibile a Dio” è necessario che noi facciamo ciò che Gesù ci dice e che la sua Parola si realizzi in noi “…avvenga per me secondo la tua parola”. Gesù, che la Tua parola si compia in noi.
“Beata tu che hai creduto” (Lc 1,44)
Vorremmo dedicare il saluto che Elisabetta fa alla cugina Maria, nuovo modello del credente, a tutti i giovani fidanzati che scommettono sulla possibilità di un amore per sempre, di una vita insieme per sempre secondo le prospettive del nostro Dio che ci consegna all’infinito e non al limite, alla vita eterna e non ad un periodo di tempo più o meno lungo e, parimenti, tale saluto lo consegniamo agli sposi che tengono duro, nonostante tutto, e continuano a credere che non c’è alternativa all’amore anche se a volte costa tanta sofferenza. Lo stesso saluto a chi conserva l’unità nell’amore e crede nell’amore nonostante la morte o la separazione abbia sottratto il proprio coniuge
“Beata tu che hai creduto” lo diciamo alle mamme ed ai papà che scommettono sulla vita e danno la possibilità ad un figlio, anche fosse considerato in più, di nascere e crescere e vivere e portare il suo frutto.
“Beata te che hai creduto” speriamo sia il saluto con cui Maria e Gesù accoglieranno ciascuno di noi quando, combattuta la “buona battaglia, al termine della corsa” (2Tm 4,7) consegneremo nelle loro mani la vita, con la nostra fede e le nostre opere di amore.
Giorgio e Giuliana