Rubrica mensile: SOTTO IL MELOGRANO
Mi piace fermarmi a guardare gli alberi di melograno: mi attira il colore dei frutti e la loro forma, la corona esterna, l’abbondanza di semi, la loro compattezza. È un fascino che dura da tempo. Quando, poi, ho scoperto il valore di questo frutto nella tradizione ebraica e cristiana, il fascino si è fatto più forte, portandomi dentro alla Bibbia e ad antiche tradizioni. Il melograno, uno dei frutti della Terra promessa, è espressione di abbondanza e fecondità. Dentro la sua scorza colorata, raccoglie un’imprevedibile ricchezza di semi che richiama l’abbondanza delle benedizioni del Signore e l’unità nella diversità del suo popolo. Il succo estratto, poi, rimanda per il suo intenso colore al fascino dell’amore e alla sua promessa di felicità. Detto questo, come non scegliere di sostare sotto un melograno in queste righe mensili che il settimanale diocesano ci offre l’opportunità di condividere? Ai suoi piedi abbiamo l’opportunità di stupirci delle benedizioni che il Signore fa a tanti sposi innamorati, ma anche di cogliere qualche frutto da mangiare assieme, semi di sapienza da spremere e condividere con i giovani che sognano di costruire una famiglia, con tante coppie assetate di amore, con quanti portano nel cuore l’arsura di un legame spezzato e desiderano gustare ancora la gioia dell’amore.
Ora mi avvicino all’albero, prendo in mano un frutto e considero la sua scorza colorata e spessa che custodisce tanti grani vivaci e succosi. Quella scorza mi fa pensare alla possibilità di farsi custodi dell’amore, custodi l’uno dell’altro. Il marito può essere quella scorza per la moglie. La moglie può essere quella scorza che si fa corona del marito. L’altro, nella vita e ancor più nella coppia, è un mistero da scoprire, ma ancor prima un mistero da custodire e proteggere. Andrea non conosce tutto ciò che abita il cuore di Anna, ma non ha fretta: custodisce il suo dono, pronto a conoscerlo un po’ alla volta, consapevole che ha origine in Dio. Marisa sa aspettare il marito Bruno, ha pazienza coi suoi silenzi e prepara con fiducia il tempo in cui le racconterà la sua storia, i suoi dubbi, le sue incertezze, le sue ferite. Nessuno di loro è proprietario del proprio mistero, tantomeno di quello dell’altro. Come la scorza di un melograno sono chiamati a farsi guscio che protegge e tutela, che non mette in pericolo, ma vigila sull’amore affinché possa maturare.
Proteggere un Matrimonio non significa fare di tutto per evitargli i pericoli. Per essere sereno, fecondo e durare nel tempo, un Matrimonio non chiede di essere custodito in una serra privo di contatti: il realismo della vita, il mondo del lavoro, del territorio, delle relazioni con l’altro sesso non sono nemici da evitare. Significa, piuttosto, sostenerlo nella capacità di apertura e di dono e coltivare ciò che può renderlo capace di affrontare i tempi lunghi, le complessità, le incertezze, le fatiche, le paure. Il dialogo sincero e fiducioso di coppia è scorza che può custodire l’amore: la preghiera autentica per l’altro, è amore vissuto e consegnato a Colui che tutto può; il tempo dato all’intimità, è come un inspiro che rende la coppia capace di espirare e aprirsi all’incontro coi figli e con la comunità; il lavoro portato avanti giorno dopo giorno è protezione per l’oggi e per il domani; la tenerezza del perdono alla sera di una giornata o di un periodo della vita, è il regalo che permette al frutto di maturare, che spinge da dentro il melograno, tanto da far crepare la sua scorza e offrire dei semi da spremere o da gustare.
Nella coppia di sposi sono presenti Cristo e la Chiesa, la scorza e i semi del frutto buono e prezioso del melograno. Cristo custodisce la sua sposa, la protegge e la difende. Ma anche la Chiesa si fa custode attenta del suo Signore, gelosa e gioiosa del suo frutto più bello. Così gli sposi.