GLI OCCHI DEI BAMBINI

Andrea Pedrinelli da Avvenire martedì 2 luglio 2019

Perché leggere le canzoni? Perché può capitare di trovarvi fra le righe piccole-grandi, carezzevoli lezioni sul senso della nostra esistenza quotidiana. Capita, ad esempio, in una canzone scritta da un signore dolce ma indomabile, un artista purtroppo dimenticato da molti: Stefano Rosso. Con la sua voce morbida, Stefano cantava così: «Sono gli occhi dei bambini che fanno girare il mondo, e che a volte fanno male… Sono gli occhi dei bambini, mentre l’aquilone vola, che raccontano la vita senza dire una parola… Sono gli occhi dei bambini, che fanno primavera ogni anno e ti prendono per mano… Sono i sogni dei bambini, che ti portano dove un tempo volavamo e un giorno forse torneremo là… Sono gli occhi dei bambini, che incontri a colazione e vi vedi un po’ di sonno, e che Dio non è un’invenzione… Sono gli occhi dei bambini, che sconfiggono la guerra… Poi diventeranno grandi, e un giorno forse capiranno che è con gli occhi dei bambini, poi, che c’innamoriamo noi». Noi “come bambini”, già. Che bello, a pensarci. Agli autori di certe canzoni, capita senz’altro. Ma in fondo succede anche a noi quando proviamo, testardamente, a strappare a un disco di musica leggera pensieri o emozioni.

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