All’inizio di settembre qualcuno si accorse che una “determina” del Ministero della Sanità, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 Agosto aveva modificato le modalità di uso del Mifegyne, la “pillola per abortire”. Il farmaco (noto come RU 486) può essere ora usato fino a 9 settimane di età gestazionale e soprattutto può essere somministrato anche, ma non necessariamente, nei consultori o in day hospital. Sulla stampa e su altri media si scatenò un dibattito accesissimo che coinvolgeva firme importanti del mondo pro life che tra mille e mille congetture mettevano in secondo piano il problema centrale: è sempre, esattamente e comunque una interruzione volontaria della gravidanza (IVG); sia che venga ottenuta con mezzi chirurgici, sia che venga ottenuta con ormoni si tratta comunque della cruenta interruzione di una vita: tra la pillola e il soffio di un aspiratore la differenza è poco più che una suggestione. https://ufficiofamiglia.diocesipadova.it/wp-content/uploads/sites/8/2020/12/PAG09DIF48-del-6-dic-20.pdf