Dopo le parole del Papa su cani e gatti si è aperto il dibattito. Come equilibrare, senza estremismi, un rapporto talvolta un pò sbilanciato?
Un animale domestico, un cucciolo da coccolare, con cui giocare, è un sogno che alberga nel cuore di molti bambini. Un sogno che forse tanti piccoli non vedono realizzato, ma che diventa realtà per un numero elevatissimo di adulti. Infatti la presenza di cani e di gatti nelle famiglie italiane è consistente. Il Rapporto Assalco (Associazione nazionale imprese per l’ alimentazione e la cura degli animali da compagnia) del 2020 stima che nel nostro Paese siano presenti 60,27 milioni di animali da compagnia, ovvero che ci sia un rapporto di 1 a 1 tra animali d’ affezione e residenti. Nel suo intervento sul tema delle adozioni, lo scorso 5 gennaio, papa Francesco ha detto che cani e gatti sono talvolta un surrogato dei figli che molte famiglie non hanno (oppure decidono di non avere). Talvolta può davvero capitare che questi esseri viventi diventino un surrogato di relazioni sempre più difficili da intessere, magari a causa di esistenze che corrono con ritmi eccessivi. Le derive possono essere presenti. Eppure bisogna far luce anche su tutti gli aspetti positivi che la presenza di un animale domestico può avere. E sono tantissimi. Da anni per esempio sono attivati itinerari di terapia con bambini, con anziani, con persone disabili, con ammalati in ospedale o ricoverati in altre strutture. I benefici sono innegabili, a volte persino sorprendenti. Il legame con cani, gatti, cavalli, diventa terapeutico, e va comunque collocato in maniera equilibrata all’ interno della vita sociale di una per- sona, anche alla luce di un rinnovato spirito ecologico, proprio nella linea sostenuta da papa Francesco. Mariateresa Cairo, docente di Pedagogia e Didattica speciale, direttore del master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con animali dell’ Università Cattolica di Milano e di Piacenza, ha ben chiara la situazione: «Mi sono occupata per più di dieci anni di interventi assisti con gli animali e sono giunta alla conclusione che possono essere capiti solo alla luce del valore di ‘mediazione’ di cui sono portatori. Gli animali sono mediatori sociali e culturali: pensiamo alle decine di analogie e metafore che utilizziamo, dai proverbi, alle favole i cui protagonisti sono animali, ai miti occidentali, alle religioni orientali… Gli animali – prosegue – hanno condiviso la storia umana, ci sono stati a fianco da sempre perché ci nutrono, perché ci servono, perché ci fanno compagnia». Saldo ed evidente, alla luce di queste considerazioni il legame che si instaura tra persone e animali. «Sono mediatori psicologici: negli animali ci identifichiamo – riprende la pedagogista – su di loro proiettiamo le nostre emozioni buone e cattive, attraverso di loro rimuoviamo i vissuti che ci impoveriscono lo spirito e rinasciamo a nuova vita. Attraverso gli animali viene facilitata la comunicazione, per esempio in famiglia. Le persone fragili si assumono delle piccole responsabilità e ‘si tengono vive’ anche in età avanzate oppure dopo traumi ». Un rapporto così intenso, quello con i nostri animali domestici, da cui derivano importanti benefici. «La loro compagnia – osserva la docente – ci obbliga a camminare. Ad esempio andare al passo su un cavallo, permette un riassetto posturale e il mantenimento dell’ equilibrio che la persona aveva perso. Gli animali contribuiscono alla nostra salute bio-psico-sociale». Insomma, vantaggi su tutta la linea, anche se, proprio alla luce delle parole di papa Francesco, il rischio di umanizzare gli animali e di attribuire loro ruoli sostitutivi che non possono avere, è sempre presente. «Sono d’ accordo con il Papa quando riconosce in molte persone – prosegue Maria Teresa Cairo – un attaccamento egoistico agli animali. Il ‘mio’ cane, il ‘mio’ cavallo… non c’ è un orizzonte di senso che superi questa visione: tutta la mia vita è e si risolve nei miei animali. Ci sono persone disposte a spendere centinaia di euro per la bellezza e il comfort del proprio animale. Non giudico, ma da un punto di vista educativo ciò significa non aver avuto la possibilità (o non essere riusciti ancora a capire) che le relazioni umane sono possibili. E allora l’ animale media tra gli altri e la nostra sofferenza. Ma la relazione con gli animali, nel 2022, con i problemi climatici, sociali, sanitari e ambientali che abbiamo – riflette l’ esperta – va collocata dentro un orizzonte più ampio: quello della Laudato si’, quella prospettiva che papa Francesco ci ha suggerito, provenendo proprio dall’ America Latina e avendo ben presente i disastri ambientali che hanno colpito quella terra a causa dell’ avidità umana ». Aspetti che non vanno mai dimenticati, quando si cerca di inquadrare la responsabilità dell’ uomo nei confronti con il Creato. «Ho sempre pensato – riprende la docente – che ciascuno trovi il proprio benessere in attività e passatempi diversi: gli animali, la musica, la pittura, il cinema… Sono tutte forme di mediazione, sono modi per aiutarci a vivere, per ridere e per sorridere, per non stare soli. Dobbiamo aver cura della nostra coscienza: è questo il punto. Quindi – conclude – se un animale ci avvicina al senso della sacralità umana, ben venga; se un equide ci fa pensare alla necessità di giustizia sociale, benissimo. Ma al centro ci deve essere l’ umanità, da humus, che significa terra».