La spiritualità coniugale e familiare quanto cambia nei diversi momenti della vita? A questa domanda
rispondono, con la loro esperienza, Elena a Davide. Che hanno iniziato la loro storia nel 2005, in coda
per l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II, mettendosi in preghiera. Il loro racconto contribuisce al percorso, condiviso da Pastorale della famiglia e Difesa, sull’esortazione apostolica di papa Francesco Amoris laetitia
«A scegliere con noi, nella vita, c’è il Signore»
Quanto cambia la spiritualità coniugale nei diversi momenti che una famiglia attraversa?
La storia della nostra famiglia parte da un incontro intriso di spiritualità: Roma, 6 aprile 2005, via della Conciliazione prima, basilica di San Pietro poi. Entrambi eravamo in coda per l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II. Forse ci siamo scelti proprio perché abbiamo riconosciuto nell’altro la stessa luce che guidava i nostri giovani passi. Abbiamo cominciato a pregare insieme dal primo giorno. Da lì è stato per noi sempre naturale relazionarci con Dio, seppur da giovanissima coppia, e affrontare le sfide che ci si ponevano di fronte considerando anche lui nelle scelte. Da quando abbiamo detto il nostro “sì” e siamo diventati una famiglia, sentiamo Dio con noi nella quotidianità, nei gesti di tenerezza che ci scambiamo, e siamo grati a lui per la nostra vocazione all’amore. Come coppia di sposi abbiamo il privilegio di sperimen-tare la spiritualità nella sessualità: l’atto di unione più alto in cui ci scopriamo nella più profonda intimità e comprendiamo come l’altro non sia una nostra esclusiva proprietà bensì un giardino segreto da coltivare, una libertà da rispettare.
Con l’arrivo di Francesco, la spiritualità è diventata più effervescente, non solo per le briciole di crackers sotto il banco in chiesa ma per la sua curiosità di conoscere Gesù, con le sue domande più disparate. Come genitori abbiamo il compito di essere testimoni di un Dio che ama e accoglie a pre-scindere, che non chiede in cambio di comportarsi bene. La sfida è tosta perché la società mette Dio in una scatola in soffitta e si parla davvero poco di lui. Sentiamo nostro il compito di annunciare il Vangelo in modo vivace, perché gli rimanga impresso il bello che in esso c’è (AL 321).
E perché non portare la meraviglia anche fuori dalle nostre mura domestiche?
Al lavoro, all’asilo, tra gli amici, ci siamo accorti che una volta che si comincia a tirare in ballo Dio, cresce una curiosità, simile a quella di Francesco, per cui si riesce a intavolare qualche discussione che lascia un segno, su un tema per lo più tabù. Spiritualità coniugale per noi è anche promuovere l’altro quando non c’è e fuggire dai siparietti stereotipati “moglie vs marito”: in fondo benedire il tuo sposo/a è dire-bene di lui/lei.
Nel nostro presente c’è il cantiere della nuova casa, che seguiamo in prima persona con i fine settimana a tempo pieno: la nostra spiritualità oggi è concreta, è una croce di paglia lasciata dai vecchi proprietari, che veglia sul nostro progetto (AL 315). Le difficoltà che incontriamo si mescolano alla soddisfazione di costruire il posto dove la nostra famiglia abiterà. Ci lavoriamo col desiderio che diventi un luogo accogliente, in cui tutti si possano sentire a casa: a turno mettiamo al lavoro i nostri amici perché una fatica condivisa è una gioia moltiplicata. Camminiamo come famiglia tra le famiglie, amici tra gli amici e, con la grazia di Cristo, non perdiamo la speranza.
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