QUANDO IL CORAGGIO DI AMARSI SI MISURA CON IL RISCHIO VIRTUALE

di N.Musso e D. Oreglia da Avvenire Noi in famiglia domenica 12 febbraio 2023

Come gestire un rapporto di coppia che nasce sui social e poi teme il confronto con la realtà? La risposta di due esperti di relazioni Buon San Valentino.

« Ti bacerei dappertutto, se fossi qui ti farei impazzire con le mie mani», Luigi ore 14,35 « Da quando tu ci sei non riesco a non pensarti, se ti avessi qui ti bacerei fino a farti perdere il fiato», Maria 14,38 Maria sta pensando che veramente mai si sarebbe immaginata che un uomo potesse entrarle così dentro la pelle. È al lavoro, dietro il bancone del supermercato in una ora di punta e trova il tempo di rispondere a lui che la corteggia in un modo incredibile. Le viene la pelle d’oca, si lascia andare con una facilità che non ha mai provato. Luigi sta ancora pensando a lei, alla sua Maria, così calda ed affascinante non aveva mai conosciuto nessuna donna. Si frequentano da tre mesi, tre mesi di messaggi, parole, audio, foto e anche video, tre mesi di chat romantiche e hot. Tre mesi di amore online. L’app che li ha fatti incontrare sembrava un gioco stupido e invece, pensano tutti e due, con loro ha funzionato. Nel silenzio delle loro case ognuno immagina e scrive le più belle cose per l’altro, senza vergogna, senza inibizioni. Luigi è un uomo timido ma con lei sente che si è sbloccato. Anche se, anche se non si sono mai incontrati dal vivo, mai visti in presenza. Sembra strano a dire ma non si sono mai sfiorati la mano. Ecco a lui un po’ piacerebbe vederla, ma mentre pensa questo si ripete anche che è troppo rischioso dal vivo, stiamo ancora un po’ così. In chat le sue parole non si perdono, le mani che sudano non si vedono e neppure le esitazioni quando pesa un aggettivo da usare piuttosto che un altro. Anche a Maria l’online andava benissimo per ora, poteva uscire con le amiche, non curarsi della estetica più di tanto, stare sdraiata mollemente sul divano e insieme sentirsi dentro un frullatore di vita e di amore senza neppure avere lo sbatti di prepararsi per uscire. Che bello vedere uno in chat, ti devi curare solo di mettere una bella maglia e poi se hai addosso pantaloni della tuta e ciabatte con gli unicorni lui neppure se ne accorge, basta una inquadratura sapiente. Ad essere sincera però da alcuni giorni avrebbe desiderato vederlo, la prima cosa che le era venuta in mente era che non conosceva il suo odore. Le sarebbe piaciuto anche sentire la sua stretta sulle spalle, ma per ora nulla.
Loro vivono a 500 km di distanza e subito tutti e due si erano detti che vedersi dal vivo sarebbe stato impossibile per turni, impegni vari e sotto sotto anche per il costo. Meglio così per tutti e due e poi la piazza virtuale è uguale a quella reale ormai, o no?
Poi un giorno Luigi si lascia scappare che dovrà frequentare un corso vicino alla sua Maria, a 30 km da casa sua. Letteralmente dietro l’angolo.
« Ma allora ci vedremo!», dice Maria in un audio, ore 18,37 « Non so, saranno giornate molto piene…”, ore 19,08, risponde Luigi che ha dovuto far passare alcuni minuti, aveva bisogno di pensare.
« Ma si potrebbe stare assieme, prendere anche solo una cosa al bar, magari una cena». Maria si sente stupida a chiedere questo ad un uomo a cui ha raccontato non solo desideri romantici ma anche fantasie passionali ed erotiche. Eppure adesso percepisce una cosa nuova fra di loro, la distanza, a lei pare come se non si conoscessero più così tanto.
«Così intimi da desiderarsi con gli audio, così sconosciuti da non avere la confidenza di prendersi un caffè », ecco cosa pensano entrambi e non lo sanno.
Poi Luigi fa passare altri minuti e scrive: « Mercoledì sera stacco dal corso alle 18,45. Mandami la posizione che vengo a casa tua».
« Non ti stare a disturbare, vediamoci al bar Sorriso», dice Maria che solo adesso si rende conto che non sa se vuole che lui veda la sua casa, non sa se è bene stare con lui in uno spazio intimo.
Non si sentono per tutto il resto della settimana e non è da loro. Stanno così in silenzio che il mercoledì prescelto Maria va al bar Sorriso più per puntiglio, non vuole essere lei a passare per codarda. Nello stesso tempo stare ad aspettare uno che non sai se verrà le sembra sciocco. Ma chiedere di tener fede ad un appuntamento le sembra implorare, e lei a fare questa figura non ci sta. Non sapeva se mandare un rimando della serata come una specie di notifica, come fa il dentista prima degli appuntamenti.
Poi si sente sciocca e spaventata, e solo ora si chiede se le piacerà, quanto sarà alto e che odore saprà e se a lui piacerà il locale o se inizierà a lamentarsi.
Luigi sta parcheggiando la macchina, ai colleghi non sapeva cosa dire, si sentiva sciocco a dire che andava a incontrare una che aveva conosciuto in chat e così ha detto una mezza bugia, che andava ad incontrare una cugina lontana di sua madre e che doveva proprio perché sennò la mamma se la sarebbe presa a morte.
Ore 18,30, Maria entra al bar e sceglie un posto in cui possa vedere bene l’ingresso. L’orologio scorre lento, 18, 35 ed entra un ciclista, 18,40 e arriva una comitiva che esce dalla lezione di zumba, 18,45 ed entra il parroco del paese.
Poi più nessuno fino alle 19, quando tre colleghi si affacciano al bar e ordinano aperitivi per tutti. Allora non resiste più e scrive un messaggio “Problemi?!?!” Luigi lo legge subito e risponde che è solo in ritardo, sta parcheggiando. Entra dopo poco e si guarda attorno, Maria non sa se è lui, ha un cappello in testa, alza la mano e saluta mentre è seduta, lui la guarda con aria interrogativa, sembra lei ma non è sicuro. Poi si chiamano e allora riconoscono le loro voci, la tensione sembra spezzarsi ma poi lui si siede al tavolo e a Maria non vengono le parole. Silenzio per alcuni minuti e poi: «Come va il corso?». «Noioso, niente di che». silenzio. « E l’albergo dove siete? Carino?». «Si, ma niente di che». Sono seduti allo stesso tavolo, li separa solo un piccolo spazio ma pare ci siano chilometri, sono in imbarazzo, senza parole, è la prima volta che capita fra di loro. Neppure la prima volta che si sono parlati in chat hanno faticato così tanto. E poi accade un miracolo, lo definiremmo così, lei alza gli occhi e sorride e lui inizia a dire una cosa, poi si ferma. Poi prende un respiro profondo e come se dovesse dire una formula matematica complessa inizia: « Non sapevo se venire o no, ti devo dire che ero molto preoccupato. In chat sono più bravo che dal vivo, io lo so, ma a te non l’ho mai detto». Maria è rimasta senza parole, sente che stanno vivendo un momento di contatto intenso e non lo vuole rovinare. A lei le parole non mancano mai anzi a volte rovina i momenti proprio perché ne dice troppe. Allora sta in silenzio e allunga la mano sopra il tavolino e ne sfiora il dorso della sua. Non si è spostata neppure di un centimetro ma le pare di aver percorso chilometri. Lui non si ritrae ma c’è ancora il silenzio fra loro. A lei piacerebbe dire una cosa simpatica, fare una battuta ma le viene solo da condividere questo: « Non credevo sarebbe stato così faticoso incontrarci, in chat tutto fila liscio fra noi e pensavo che sarebbe stato così anche stasera, poi ho avuto paura che cambiassi idea e mi sono resa conto che non ci conosciamo molto bene. E non so cosa fare». « Pensavo di sapere tutto di te e invece ora mi rendo conto che non è così. Potremmo provare a frequentarci, a conoscerci un po’ di più. Se ti va potremmo iniziare a vederci il prossimo week end. Non rinnego nulla di quello che ci siamo detti e scritti fino ad ora, ma credo ci serva anche altro, un altro modo di comunicare ». Non sappiamo cosa capiterà a questa coppia che prova a nascere ma certo tutti e due hanno rivolto, forse senza saperlo, una preghiera magari proprio a San Valentino per chiedere la forza, il coraggio, la pazienza e l’ardire di costruire. Sì, perché per amare ci vuole coraggio e determinazione, cuore e cervello, bisogna sceglierlo. Scegliere di amare è un atto umano ma anche divino. Ci avvicina all’umano perché ci porta al miglior compimento di noi stessi, ci avvicina al divino perché ci fa uscire da noi per andare verso l’altro, con il tutto di noi, anima e corpo. Questo è il solo modo per costruire una vera intimità di coppia che sappia crescere nel tempo per imparare a condividere i pensieri, i progetti, le paure, i gesti. Tutto questo non è frutto dell’improvvisazione, neppure solo del trasporto, ma di un lavoro artigianale (Al 221) di parole dette e ascoltate imparando a negoziare (Al 220), di gesti che si imparano a fare nella giusta sincronia e sintonia fra i due, giorno per giorno, periodo per periodo. Già perché ad amare si impara e a San Valentino chiediamo di non farcelo dimenticare mai. autori del “ Manuale definitivo dell’intimità di coppia” (Edizioni Effatà)

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