Chi convive con una disabilità dinanzi a un mondo non pensato per le sue specificità trova altri modi per raggiungere l’obiettivo. Aziende e tecnologia l’hanno compreso
Esistono una o più tipologie di intelligenza umana? In particolare ci sono specificità nel modo in cui le persone disabili comprendono il mondo e si relazionano con gli altri, che possano magari essere utili anche ai cosiddetti normodotati? In che modo punti di vista e sensibilità “diversi” possono essere andare a beneficio dell’intera società?
Sono alcuni degli spunti da cui è partito il terzo appuntamento di #Intelligenze, la serie dei martedì culturali 2023-24 organizzati dal Centro Universitario di via Zabarella a Padova, svoltosi lo scorso 12 dicembre. Dopo un filosofo come Telmo Pievani e uno scienziato e manager come Roberto Battiston, stavolta rispondere è toccato a suor Veronica Donatello, pedagogista, docente presso l’Università Pontificia Salesiana e la Pontificia Università Urbaniana e responsabile presso la Conferenza episcopale italiana del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. «Spesso pensiamo alla disabilità esclusivamente come a un limite, problema da risolvere più che valore aggiunto, sfida o possibilità: oggi però questi paradigmi sono in parte cambiati, grazie alla ricerca ma soprattutto alle persone disabili», ha spiegato durante l’incontro la religiosa delle suore francescane alcantarine, che è anche interprete di lingua dei segni ed è divenuta molto popolare svolgendo questo ruolo durante le messe in televisione di papa Francesco.
Le persone con disabilità sono circa il 15 per cento della popolazione, con casistiche assai diverse – da ciechi ai sordi, dalle disabilità motorie a quelle psichiche – e tutte oggi reclamano e in parte riescono a ricoprire un ruolo sempre più attivo nella società, anche se il percorso per la piena parità nei diritti rimane ancora lungo. Suor Veronica si è soffermata in particolare sul concetto delle neurodiversità, nel quale vengono ricomprese persone che hanno un funzionamento neurologico che si potrebbe definire atipico, disturbi
del neurosviluppo come autismo e Asperger, fino a fenomeni più leggeri come deficit di attenzione
e dislessia. Per spiegare cosa intenda per “intelligenze diverse” Donatello attinge alla sua esperienza personale, essendo cresciuta con due genitori sordi: «Me ne sono resa conto in convento: pensavo in modo diverso, per immagini; sono cresciuta con la lingua dei segni, e questa in qualche modo mi esprime. Il grande rischio è pensare che coloro che pensano in modo diverso siano un passo indietro, che abbiano inevitabilmente un deficit cognitivo, mentre spesso invece si tratta solo di avere un “sistema operativo” alternativo ma non necessariamente inferiore».
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Per esempio le persone con la sindrome di Asperger hanno una proverbiale capacità di concentrazione, attenzione ai dettagli e attitudine alla soluzione di problemi, tanto che un’impresa privata come la tedesca Auticon ha sviluppato un business proprio assumendoli e impiegandoli come consulenti per aziende che abbiano appunto bisogno di un punto di vista “diverso”. Persino il Mossad, il temibile controspionaggio israeliano, impiega persone con la sindrome da spettro autistico ad alto funzionamento (che non impedisce
cioè di parlare, leggere, scrivere e gestire le azioni quotidiane come mangiare e vestirsi) nella sicurezza online contro gli attacchi informatici e nello studio delle mappe satellitari.
Proprio le moderne tecnologie informatiche costituiscono, infatti, una formidabile opportunità per le persone disabili, non solo per compensare le loro difficoltà ma anche per trovare in qualche modo il modo di valorizzare le loro specificità. «Lo stesso Steve Jobs era dislessico – continua suor Veronica nel suo intervento – Spesso chi deve convivere con una disabilità o una qualche forma di disagio si trova di fronte a un mondo non pensato per le proprie caratteristiche: di conseguenza sviluppa una forte resilienza, naturalmente portata a trovare soluzioni, “piani b” e altri modi alternativi per raggiungere l’obiettivo».
Chi convive con una disabilità sviluppa una forte resilienza portata a trovare soluzioni
Anche la stessa inclusività è inoltre uno strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo di sistemi che in seguito si rivelano utili all’intera società: «Pensate che gli assistenti vocali come Siri e Alexa e tutta la domotica, le cosiddette “case intelligenti”, nascono proprio per venire incontro alle persone disabili, anche se oggi ne usufruiamo tutti». Sempre più aziende private sono insomma interessate a punti di vista alternativi, e molte di quelle leader a livello mondiale si distinguono proprio per la loro capacità di includere persone disabili.
L’importante secondo suor Veronica Donatello è uscire dall’ignoranza e mettere in atto una vera e propria rivoluzione culturale, che smetta di infantilizzare e umiliare le fragilità per trasformarla in un valore aggiunto per tutti. La disabilità può insomma essere vissuta anche come sfida, sia per i singoli che per la società nel suo complesso: purché si sia disponibili a lasciarsi provocare, a farsi spingere al di là dei propri pregiudizi e luoghi comuni. «Includere – conclude il direttore del Centro universitario don Giorgio Bezze – implica sempre una crescita da parte di tutta la società».