Il vero humour non offende. E si può anche ridere di Dio»
Ieri mattina il pontefice ha incontrato un centinaio di comici e umoristi da tutto il mondo: «Il vostro è un dono prezioso.
Una piccola enciclica sull’arte del far ridere. Papa Francesco l’ha pronunciata ieri di primo mattino nell’udienza a un centinaio artisti del mondo dell’umorismo provenienti da diversi Paesi. Affermando che il buon humour fa sorridere anche Dio, e che anche su Dio si può ridere, evitando però di offendere il sentimento religioso della gente.
Durante l’evento, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Dicastero per la Comunicazione, il Pontefice ha innanzitutto confidato di guardare «con stima» agli artisti che si esprimono «con il linguaggio della comicità, dell’umorismo, dell’ironia». «Tra tutti i professionisti – ha soggiunto rivolgendosi ai presenti – che lavorano in televisione, nel cinema, in teatro, nella carta stampata, con le canzoni, sui social, voi siete tra i più amati, cercati, applauditi. Sicuramente perché siete bravi; ma c’è anche un altro motivo: voi avete e coltivate il dono di far ridere». Infatti «in mezzo a tante notizie cupe, immersi come siamo in tante emergenze sociali e anche personali, voi avete il potere di diffondere la serenità e il sorriso».
Per Francesco ridere «aiuta anche a rompere le barriere sociali, a creare connessioni tra le persone» e «permette di esprimere emozioni e pensieri, contribuendo a costruire una cultura condivisa e a creare spazi di libertà». Infatti «il divertimento giocoso e il riso sono centrali nella vita umana, per esprimersi, per imparare, per dare significato alle situazioni». Così il talento degli umoristi è «un dono prezioso» che «insieme al sorriso diffonde pace, nei cuori, tra le persone, aiutandoci a superare le difficoltà e a sopportare lo stress quotidiano». Aiutandoci a «trovare sollievo nell’ironia e a prendere la vita con umorismo». A questo proposito il Papa ha raccontato che da più di quaranta anni gli piace pregare con le parole di san Tommaso Moro: «Dammi, Signore, il senso dell’umorismo». E ha invitato gli artisti a conoscere questa preghiera, ricordando di averla citata per esteso «nella mia Esortazione Gaudete et exsultate, alla nota 101».
Francesco nella sua piccola enciclica ha sottolineato anche che i comici riescono anche in un altro «miracolo», quello di riuscire «a far sorridere anche trattando problemi, fatti piccoli e grandi della storia». Svegliando «il senso critico facendo ridere e sorridere». Denunciando «gli eccessi del potere», dando voce «a situazioni dimenticate», evidenziando «abusi», segnalando «comportamenti inadeguati», ma sempre «senza spargere allarme o terrore, ansia o paura, come fa molta comunicazione».
Il Papa ha citato la Bibbia, il Libro dei Proverbi, per ricordare che all’origine del mondo, mentre tutto veniva creato, «la Sapienza divina praticava la vostra arte a beneficio nientemeno che di Dio stesso, primo spettatore della storia». E ha aggiunto a braccio: «Quando riuscite a far sgorgare sorrisi intelligenti dalle labbra anche di un solo spettatore – questo che dirò adesso non è eresia! – fate sorridere anche Dio».
Francesco ha ribadito che «l’umorismo non offende, non umilia, non inchioda le persone ai loro difetti», mentre «oggi la comunicazione genera spesso contrapposizioni». Infatti «la risata dell’umorismo non è mai “contro” qualcuno, ma è sempre inclusiva, propositiva, suscita apertura, simpatia, empatia».
Evocando le Scritture, il libro della Genesi, Francesco ha ricordato l’episodio biblico di quando Dio promette ad Abramo che di lì a un anno avrebbe avuto un figlio. Lui e sua moglie Sara erano ormai vecchi e senza discendenza. Sara ascoltò e rise dentro di sé. Ma in effetti Sara concepì e partorì il suo figlio nella vecchiaia. Allora lei disse: «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio». Per questo chiamarono il loro figlio Isacco, che significa “egli ride”.
A questo punto Francesco ha chiesto e chiesto: si può ridere anche di Dio? «Certo, non è bestemmia questa, – è stata la risposta – come si gioca e si scherza con le persone che amiamo. La tradizione sapienziale e letteraria ebraica è maestra in questo! Si può fare ma senza offendere i sentimenti religiosi dei credenti, soprattutto dei poveri».
Infine l’invito del Papa ad «allietare la gente, specialmente chi fa più fatica a guardare la vita con speranza». Con l’esortazione ad aiutare «con il sorriso, a vedere la realtà con le sue contraddizioni, e a sognare un mondo migliore!». E la consueta richiesta: «Vi chiedo per favore di pregare per me. A favore, con il sorriso, non contro!».
Standing ovation da parte degli artisti che il Papa saluta uno ad uno. Ci sono Lino Banfi e Christian De Sica, Elio e Giorgio Panariello, Enrico Brignano e Nino Frassica, Massimo Boldi e Jerry Calà, Pif ed Enrico Beruschi, Giacomo Poretti e Giovanni Storti, Geppi Cucciari e Silvio Orlando. Dagli Stati Uniti sono arrivate figure celebri come Whoopi Goldberg, Jimmy Fallon, Chris Rock. E anche il padre gesuita James Martin, amico di alcuni presenti e autore lui stesso di un libro dal titolo significativo: “Anche Dio ride. Perché gioia, umorismo e riso sono al centro della vita spirituale” (edito in Italia dalla San Paolo). E poi tanti altri. Al termine, con un fuori programma, Luciana Littizzetto è stata chiamata a recitare la preghiera “Del buon umore” di San Tommaso Moro precedentemente evocata dal Papa. E Francesco ne ha approfittato per salutare di nuovo gli artisti: «Vi auguro il meglio e che Dio vi accompagni in questa vocazione tanto bella di far ridere, dei comici. E’ più facile fare il tragico che il comico, è più facile. Grazie per far ridere e anche grazie di ridere dal cuore. Che il Signore vi benedica a tutti».
L’udienza è terminata ma per il Papa, che in precedenza aveva già ricevuto il presidente di Capo Verde, la giornata è stata ancora lunga. Poco dopo è partito in elicottero per la Puglia dove ha partecipato al G7 avendo ben dieci incontri bilaterali con capi di stato e di governo.
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