C’è una netta contraddizione tra le immagini del progresso e dello sviluppo
illimitato da una parte, e dall’altra le informazioni sul clima e sulle carestie che drammaticamente ci piovono addosso. Difficile da affrontare per l’adulto, ancora di più per l’adolescente.
Soggetto sensibile, incandescente, polemico, più in particolare tema di interrogazioni e di preoccupazioni, ma anche di diffidenza e di presa di distanza, l’ambiente è diventato uno dei simboli indissociabili della società moderna.
Molti discorsi ambientalistici, basandosi soltanto sulla descrizione drammaticamente oggettiva della catastrofe a cui stiamo andando incontro, rischiano di non tenere in sufficiente conto la potenza delle difese psichiche che a livello individuale e gruppale vengono a minare la consapevolezza dell’oggettività del danno provocato e subìto a tempo stesso. Non possiamo attestarci sull’immagine di un ambiente che sia solo un “fuori” sganciato dalla rappresentazione che ne abbiamo al nostro interno.
Sono messi in atto vari meccanismi di difesa, fra i quali ricordiamo la scissione, l’intellettualizzazione, la rimozione, il dislocamento, la repressione, il diniego. Ognuna di queste soluzioni, coprendo l’angoscia portata dalla consapevolezza del pericolo, rende impossibile la riparazione del danno, sia quello materiale che quello psicologico. L’angoscia che travolge l’individuo lo tiene lontano dalla consapevolezza ed è una forma di difesa , oltra che individuale anche collettiva. Sarebbe invece necessario elaborare i sentimenti angosciosi di perdita e di finitezza, per rapportarci autenticamente ad un mondo dinamico e incerto, che dia spazio alla debolezza, alla fragilità.
Il termine “ecoansia” si riferisce a forme sub-cliniche, una sorta di stress pre-traumatico, una risposta non immediatamente patologica, costituita da inquietudine, collera, impotenza, senso di colpa e tristezza, suscitate dal pensiero del cambiamento climatico e di altre criticità ambientali. Alcuni sottolineano che la perdita del senso di sicurezza generato dal progressivo degrado ambientale provocherebbe apatia, una reazione di congelamento psichico generata dall’enormità delle dimensioni del problema e dal timore di essere sopraffatti dall’intensità del sentimento di colpa.
Specificità della fase adolescenziale
Come sappiamo, l’adolescenza è la fase della vita in cui si realizza il faticoso processo di integrazione dei valori del passato con i nuovo che il presente propone. I cambiamenti che avvengono in questa fase dello sviluppo sono la condizione necessaria per diventare adulti.
In questa fase dello sviluppo cominciano a verificarsi due grandi cambiamenti: il corpo matura sessualmente e si verifica il distacco, la separazione dagli oggetti dell’infanzia. E’ in questo periodo della vita che la capacità di elaborare il lutto e di esprimere sentimenti di ambivalenza e di dipendenza viene avviata con decisione.
Coloro che hanno accompagnato i figli ad attraversare questa fase riconosceranno sicuramente come all’improvviso venga fuori la richiesta di una maggiore attenzione e presenza per stare al passo con il nuovo sconosciuto e dirompente.
I processi psicologici iniziali, che avevano favorito un certo grado di indipendenza e autonomia durante la crescita, saranno ora oggetto di una nuova edizione, per cui l’adolescente modifica radicalmente il rapporto con gli oggetti esterni e interni dell’infanzia, costruisce la propria personalità e si prepara ad occupare il proprio posto nella società.
Il rapporto tra genitori e figli cambia improvvisamente ed è come se, per entrambi le parti, venissero di colpo a mancare tutte le risorse di cui prima disponevamo fiduciosamente.
Per contenere le turbolenze interiori e conciliarle con le richieste che provengono dalla realtà esterna, gli adolescenti hanno anche bisogno di una sufficiente libertà di esplorazione e di opporsi all’autorità, manifestando per esempio grandi ideali politici e sociali.
Per quanto riguarda più specificatamente la crisi ecologica, vediamo come questa mobiliti i giovani di tutto il mondo perchè li riguarda da vicino, perché il desiderio si nutre della possibilità di futuro, ma anche come questo impegno rischi contemporaneamente di non trovare il contenimento genitoriale e sociale necessario per permettere loro di tirarsi fuori dal conflitto tra l’illusoria onnipotenza infantile e la presa d’atto matura dei propri limiti.
Il ruolo fondamentale dei genitori (e dei loro sostituti) è quello di fornire alla generazione successiva un contenimento protettivo, ma il riscaldamento climatico e la crisi globale hanno indebolito questa funzione di sostegno dando luogo a vissuti di impermanenza che trovano riscontro nella realtà oggettiva.
Come possono i genitori di oggi aiutare le nuove generazioni a immaginare e costruire mentalmente un progetto solido per il futuro in un mondo che è diventato effimero, impermanente e denso di distruttività anche per loro?
Oggi la società nel suo complesso sta attraversando una fase di transizione, con la messa in crisi dei valori tradizionali e la ricerca di nuovi riferimenti, che però non sono ancora stabili e affidabili. C’è un clima generale di profonda incertezza e di aspettative indefinite, accentuato dal rapido cambiamento tecnologico e dalla grande accelerazione dell’inquinamento che ne deriva. L’Io degli adolescenti, necessariamente più fragile, diventa vulnerabile senza la presenza di un sostegno che li aiuti a gestire l’eccitazione causata dall’entrare in contatto con ciò che di nuovo accade nella società. Il problema è che le turbolenze emotive interne e la ricerca di punti di riferimento sicuri e affidabili dell’adolescenza si riproducono pari pari nella società di oggi.
Il periodo dell’adolescenza si protrae fino alla giovane età adulta o all’età di transizione; si verifica una sospensione del tempo che rende il passaggio generazionale più complicato.
Il riscaldamento globale sta indubbiamente influenzando il processo di sviluppo adolescenziale. La rabbia degli adolescenti rivela la violenza distruttiva a cui si sentono esposti quando scoprono non solo le basi scientifiche del riscaldamento globale e della scomparsa di molte specie, ma ancor più quando si rendono conto dell’incapacità delle generazioni dei genitori e dei nonni di rispondere in modo adeguato alle minacce ambientali.
Oggi viviamo in una situazione molto complessa che solleva diversi interrogativi sui rapporti tra le generazioni, sul ruolo dell’individuo nel gruppo e sul contatto sociale tra le persone. Le nuove generazioni si trovano ad affrontare enormi problematiche di ordine etico, senza che gli adulti possano autorevolmente indicare la strada da seguire facendo tesoro della loro esperienza.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a molte forme di attivismo ecologico da parte di adolescenti impegnati a salvare il pianeta, che sentono di non potere fare altrimenti. Questi adolescenti vogliono costruire con passione e speranza un futuro affidabile per alimentare i loro ideali e i loro progetti, ma nello stesso tempo devono confrontarsi con l’urgenza della loro crisi puberale individuale all’interno del loro ambiente familiare.
Gli adolescenti mostrano una lucidità impressionante quando si confrontano con queste tematiche e paradossalmente il principio di realtà sembra essere più accessibile alle giovani generazioni. Sono più informati e pronti ad agire grazie alla loro sensibilità per ciò che sta accadendo nel mondo di domani, il loro mondo, e all’entusiasmo che mettono nel loro impegno. Non sorprende quindi che la crisi ecologica stia mobilitando gli adolescenti di tutto il mondo.
Ne deriva, però, che la crisi interiore e libidica, conseguenza del cambiamento adolescenziale, possa essere sopravanzata dalla minaccia ambientale esterna concretamente catastrofica che prende il sopravvento, per cui gli adolescenti rischiano di sentirsi costretti ad interrompere il lavoro di elaborazione in questo necessario e vitale stadio intrapsichico dello sviluppo.
I conflitti inerenti la crescita psicologica, con le sue caratteristiche di decostruzione degli stati precedenti e di incontro con una nuova realtà, hanno bisogno dell’altro per essere elaborati e superati, ma la catastrofe esterna sta attaccando la funzione dell’altro in un modo molto profondo che non ha precedenti.
Lo sviluppo individuale della pubertà potrebbe pertanto essere dislocato nel coinvolgimento nel gruppo indifferenziato di adolescenti sparsi in tutto il mondo, sostenuti da un nobile e idealistico fine, piuttosto che fare i conti con la definizione della propria sessualità. I fragili adolescenti rischiano in tal modo di trovare una facile via d’uscita per evitare il contatto con trasformazioni interne avvertite come ingestibili. La difficoltà a prepararsi al soddisfacimento libidico con un oggetto sessuale adeguato può così essere rimossa e, piuttosto che confrontarsi con le proprie pulsioni interne, essere sostituita dalla passione per l’eco-attivismo. Di conseguenza, la lotta contro le forze distruttive dell’ambiente esterno può sovrapporsi a mascherare la lotta intrapsichica e fantasmatica con gli oggetti interni, che è l’aspetto centrale dell’adolescenza.
La generazione Greta Thunberg evidenzia con le sue proteste l’inaffidabilità delle generazioni precedenti che non solo sono responsabili della catastrofe, ma che sono state incapaci di prendere misure adeguate alla limitazione dei danni. E’ come se il mondo funzionasse alla rovescia: non sono gli adolescenti ad essere rimproverati dai genitori per il loro comportamento irresponsabile, ma sono i giovani a ricordare agli adulti che devono frenare gli impulsi distruttivi e affrontare la realtà.
La dimensione etica proposta dalle nuove generazioni consiste nella prassi di un agire orientato alla creazione di un paradigma di felicità e desiderio alternativo rispetto a quello finora conosciuto, dettato dal sistema capitalistico contemporaneo, che propone un modello di progresso infinito e di massimizzazione del profitto, che orienta le scelte individuali e collettive verso forme aggressive di sfruttamento delle risorse ambientali.
Conclusioni
La crisi ambientale è una traumatica crisi esistenziale che mette in discussione la costituzione stessa del nostro tessuto umano e ci infligge una ferita morale che richiede un notevole lavoro culturale per sviluppare nuovi paradigmi ambientale e una nuova etica delle relazioni tra la nostra specie e le specie non umane.
Dovremmo diventare, quindi, fautori della conservazione dei beni comuni e della valorizzazione della bellezza in tutte le sue manifestazioni, costruendo una concreta transizioni ecologica, in cui l’innovazione possa essere uno strumento di azione responsabile che tenga conto dell’integrità degli ecosistemi e non ne alteri i delicati equilibri.
Insieme alla bellezza, vanno valorizzati il benessere psicofisico e, ancora, il futuro dei nostri figli e nipoti, evitando che modalità denegatorie, fossilizzazioni o incistamenti psichici, oggi ampiamenti presenti nello psichico, possano depositarsi e riprodursi nello psichico delle generazioni future, riproducendo i gravi danni che infliggiamo all’ambiente come un’ipoteca dell’antenato nei confronti della discendenza.
Nella trasmissione tra le generazioni avviene un processo di identificazione che condensa una storia che in gran parte non appartiene alle generazioni future. Sottraendo valore al contratto che lega ciascuno all’insieme e l’insieme a ciascuno, noi alla terra e la terra a noi. Trasmettiamo i sintomi, i meccanismi di difesa, i significanti, in cui si articolano forme e processi della realtà psichica del singolo soggetto con le forme e i processi che si costituiscono nei legami intersoggettivi e, più in generale, nel rapporto con l’ambiente.
Dobbiamo sapere ascoltare il grido d’aiuto sempre più forte che proviene dalla natura e, quindi di dare ascolto oggi alle esigenze delle persone, delle specie e degli ecosistemi, anche quelli più lontani, da cui la nostra esistenza dipende, e contemporaneamente tendere l’orecchio alle esigenze delle generazioni future e alla preservazione dei beni comuni, come l’atmosfera e gli oceani, la cui esistenza, domani, dipenderà dai nostri stili di vita.
Ciò che ci viene richiesto è una nuova capacità creativa, come non si è realizzata nel passato, un’immaginazione creativa che metta al centro della vita umana altri valori rispetto all’espansione della produzione e del consumo. Questo non solo è necessario per evitare la definitiva distruzione dell’ambiente terrestre, ma anche e soprattutto per uscire dalla miseria psichica e morale di noi essere umani contemporanei.
Cosimo Schinaia, Psicanalista e psichiatra
da Costruire in due C. Schinaia Gli adolesc. difronte…