IL CORAGGIO

di Carmen Laval da Il Bollettino Salesiano di settembre 2024

È una delle virtù più incomprese, ma fondamentale nella costruzione di un essere umano valido e resistente.

Il coraggio di accettare sé stessi e la realtà

Per il grande teologo Romano Guardini, coraggio significa accettare la propria esistenza. Coraggio vuol dire assumere la vita nella sua totalità come essa è, nella fiducia che in essa si cela una divina indicazione.
Voglio raccontarvi una storiella interessante su un turista in visita in Italia che si imbatte in un cantiere con degli uomini al lavoro. Il turista si avvicina a un muratore e gli chiede: “Cosa fai?”. Il muratore risponde: “Poso i mattoni”.  Il turista prosegue e vede un altro muratore che fa la stessa cosa. Va da lui e gli chiede: “Cosa fai?”. L’uomo risponde: “Costruisco un muro”.    Infine, vede un altro muratore che fa la stessa identica cosa dei primi due. Anche a lui il turista chiede: “Cosa fai?”. Il terzo muratore lo guarda e risponde: “Costruisco una cattedrale per rendere gloria a Dio”.

Non importa quanto un compito sia ripetitivo o quanto una sfida sia ardua, la prospettiva con cui affrontiamo le cose è determinante e può fare tutta la differenza del mondo in termini di esperienza personale.

Tutto quello che non abbiamo scelto

Tutti ci troviamo a dover affrontare un certo numero di circostanze che non abbiamo scelto, non abbiamo voluto e che in qualche modo ci sono state imposte; è quello che chiamerò il “dato” della vita. Il luogo di nascita, la famiglia, l’epoca in cui viviamo; il corpo, la personalità e l’intelligenza, le capacità, le qualità, ma anche i limiti e gli handicap. E anche gli eventi che ci accadono, che ci toccano in prima persona ma sui quali non abbiamo alcun potere o controllo: le malattie, le alterne fortune economiche, la vecchiaia e la morte. In pratica, il “destino” dell’essere umano. Una possibilità è rifiutare la nostra sorte e desiderare che le cose vadano in maniera diversa. Quasi tutti preferiremmo non invecchiare, non ammalarci, non morire. C’è chi rifiuta la propria cultura, la propria famiglia, il proprio paese natale. Altri disprezzano il proprio corpo o il proprio temperamento e soffrono di certe limitazioni fisiche o psichiche. Si tratta di un rifiuto comprensibile e legittimo, ma la serenità, la pace interiore, la gioia non possono arrivarci senza un’acquiescenza all’essere e un’accettazione profonda della vita per come ci è stata data, con la sua quota di ineluttabile.

Non possiamo sceglierci i genitori. Non possiamo decidere di scambiarli con altri né di trasformarli in persone diverse. Come la famiglia, anche il paese e l’ambiente in cui siamo nati non sono frutto di una scelta.

Il lavoro di accettazione deve essere compiuto anche nei confronti della nostra persona. Abbiamo tutti una qualche forma di intelligenza, una sensibilità, un temperamento innato e un carattere che si acquisisce con l’educazione. E’ importante riconoscerli ed imparare ad accettarli. Proprio come l’aspetto fisico.

Il solo fatto di accettare la vita e l’essere procura un sentimento di gratitudine che è già di per sé fonte di felicità. E’ una specie di respirazione.

Il coraggio di vincere i nemici interni

Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere: ansia, angoscia, paura, sensi di colpa. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla.

Il coraggio di sconfiggere i nemici esterni

Sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono. Infatti, noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La virtù del coraggio allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano.

Il coraggio di indignarsi e prendere sul serio la sfida del male nel mondo

Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù del coraggio ci fa reagire e gridare un “no”, un “no” secco a tutto questo. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. “No” al male e “no” all’indifferenza, “si” al cammino, al cammino che ci fa progredire, e per questo bisogna lottare.

Il coraggio di essere cristiani

Hanno coraggio soltanto coloro che fanno il loro dovere anche quando hanno paura. San Tommaso Moro, poco prima di morire scrisse alla figlia: “Quand’anche io dovessi sentire paura al punto da essere sopraffatto, allora mi ricorderai di San Pietro, che per la poca fede cominciò ad affondare nel lago al primo colpo di vento, e farei come fece lui, invocherei cioè Cristo e lo pregherei di aiutarmi”.

Coraggioso è che si mette in gioco, sapendo di essere debole e anche di saper fallire, confidando nel Signore e non nelle proprie forze. Anche se si fallisce ignominiosamente come Pietro, c’è il Signore a rialzarci. È per tutti noi che inspiriamo l’ossigeno dello smisurato amore di Dio. Potremo essere timorosi e inciampare, ma tra i nostri errori andremo avanti, e con la grazia di Dio arriveremo alla meta, dove respireremo un’atmosfera più libera.