Discernere in/con la famiglia Monica ed Eugenio, che vivono una “nuova unione”, raccontano il loro cammino di discernimento – accompagnati da un sacerdote – per tornare a celebrare i sacramenti. Continua il percorso, condiviso da ufficio di Pastorale della famiglia e Difesa, per approfondire Amoris laetitia nell’anno che papa Francesco ha voluto dedicare alla famiglia. In vista dell’incontro mondiale di giugno.
In ascolto di noi, della nostra storia, di Dio
Tra lo stupore di amici e parrocchiani con cui ci si ritrova a messa la domenica sera, circa un anno fa, proprio il giorno di Pasqua, dopo molti anni abbiamo fatto entrambi la comunione. Nei giorni prima ci eravamo anche confessati. Per noi, sposati civilmente nel 1999, con un figlio di 22 anni, ma anche un matrimonio celebrato in chiesa nel 1981 da parte di Monica, è stata una grande esperienza, carica di gioia e di commozione. D’altra parte, fedele a quanto indicato dalla Chiesa, per diversi anni Monica non aveva ricevuto questi sacramenti, sebbene la nascita di Cesare e la bella accoglienza della nostra
comunità ci avessero sempre incoraggiati a partecipare alla vita comunitaria.
La novità è stata il frutto inaspettato di un percorso compiuto insieme a uno dei preti indicati dal vescovo per accompagnare coppie come la nostra – dette “in nuova unione” – che hanno alle spalle un matrimonio celebrato in chiesa. Con lui abbiamo compreso il significato del discernimento che, grazie a numerosi incontri e al tempo dedicato alla riflessione e alla preghiera personale o di coppia, abbiamo scoperto essere un’esperienza di ascolto di noi stessi, della nostra storia e di quanto il Signore vuole compiere con noi nel futuro. Il percorso non è stato facile, per nessuno dei due, ma fondamentale è stato affrontarlo insieme. Sono stata io, Monica, a desiderarlo per prima, ma sono certa che non sarebbe stato altrettanto fruttuoso se sin da subito Eugenio non avesse scelto di essere al mio fianco e di lasciarsi coinvolgere. Ho affrontato diversi passaggi impegnativi fra cui riportare alla memoria la fiducia e la fragilità con cui mi ero sposata, l’aver subìto la separazione e il divorzio, la conferma che non era possibile ratificare la nullità del matrimonio, come pure le dinamiche di un brutto incidente stradale prima di sposarmi. Un po’ alla volta, però, è maturato in me uno sguardo nuovo, più sereno nei confronti del passato, disponibile alla riconciliazione e al perdono. Conoscere e vivere con Monica i passaggi del discernimento ha portato anche me, Eugenio, a riconciliarmi con la mia storia e a vivere con nuovo slancio la fede. Insieme abbiamo riconosciuto il dono della vita di nostro figlio e dell’intera storia che, sebbene a tratti complicata, ci ha permesso di conoscerci, di avvicinarci e fidarci reciprocamente, di amarci. Con le nostre stanchezze e fatiche ci siamo ritrovati nella vicenda di Simeone e Anna (cf. Lc 2,21ss) e insieme abbiamo riconosciuto con sorpresa la venuta di Gesù nella nostra vita e la sua chiamata a vivere come il buon samaritano (cf. Lc 10,25ss), spendendoci senza riserve l’uno per l’altra, per i figli (Cesare e Luca, nato nel primo matrimonio) e per quanti la vita ci fa incontrare. È liberante fare luce nel cuore, scoprirsi amati dal Signore, capaci di perdonare gli altri, di assumersi nuove responsabilità e di dare il proprio contributo nella comunità cristiana. Aldilà della meta, diversa per ogni coppia, dona una gioia grande trovare nella propria coscienza la volontà di Dio.
PAG12DIF15 seconda pagina sarà pubblicata il 21 aprile p.v.