Chi prende coscienza dell’amore infinito che Dio ha rivelato nell’umanità del proprio Figlio, “il Cristo, il Salvatore”, non può che comunicare a tutti la sua gioia.
Se il Figlio di Dio fosse venuto dal cielo per annunciale la salvezza dei buoni, di coloro che osservano fedelmente i precetti del Signore, non ci sarebbe stato motivo per glorificare e lodare, non si sarebbe trattato di un messaggio nuovo. Si sarebbe solo udito qualcuno che ribadiva ciò che le guide spirituali d’Israele avevano ripetuto per secoli: chi rispetta la legge di Mosè e i comandamenti è amato da Dio, gli altri sono da lui considerati disprezzabili e indegni.
La gioia diviene incontenibile solo quando ci si rende conto che la “buona notizia” è per tutto il popolo, anche per le persone umili come i pastori, per tutte le genti e che il Figlio di Dio è venuto a portare la salvezza pertutti.
La paura di Dio non ha mai prodotto nulla di buono, anzi ha provocato patologie e causato abbandoni della fede. Solo chi scopre con quale immenso amore è amato da Dio impara a vivere con sobrietà, giustizia e carità nell’ordinarietà, nella quotidianità e può essere strumento della pace.
Solo chi si sente amato è indotto ad amare e la famiglia, in questo, è e deve essere non solo modello di vita, ma anche palestra di allenamento. Nelle nostre famiglie se circola l’amore reciproco non ci sarà posto solo per i buoni, ma per ognuno dei suoi componenti, più o meno meritevole.
Chi si sente bene accolto non può che “glorificare e lodare Dio” e divenire costruttore di pace interiore ed esteriore, prima nell'ambiente più vicino in cui vive e poi, via via, nel mondo.
Chi si sente bene accolto non può che “glorificare e lodare Dio” e divenire costruttore di pace interiore ed esteriore, prima nell'ambiente più vicino in cui vive e poi, via via, nel mondo.