CRESCERE INSIEME TRA GENITORI

di don Fabio Fioraso Parroco di Tombelle dalla Difesa del Popolo del 20 febbraio 22

Famiglie testimoni in comunità

Papa Francesco, parlando della comunità cristiana ha detto: «Armonia, testimonianza, cura dei bisognosi: sono le “tre pennellate” dell’icona che raffigura una comunità cristiana, opera dello Spirito Santo…» (29 aprile 2014). Prendo spunto da queste “tre pennellate” per commentare il sesto capitolo dell’Amoris laetitia su come la comunità cristiana può accompagnare la famiglia.
1. Armonia «Aveva un solo cuore e un’anima sola» (At 4,32): è la condizione necessaria perché le nostre comunità cristiane diventino quella “famiglia di famiglie” (AL 202), dove gli sposi cristiani, i fidanzati, le famiglie trovino una casa dove si parla e si vive la «coraggiosa scommessa su un amore forte, solido, duraturo, capace di far fronte a tutto ciò che si presenti sulla loro strada» (AL 200).
Il 26 dicembre dello scorso anno papa Francesco ha scritto una bellissima lettera agli sposi, dove parla della vocazione al matrimonio usando l’immagine biblica di Abramo: «Come Abramo, ciascuno degli sposi esce dalla propria terra fin dal momento in cui, sentendo la chiamata all’amore coniugale, decide di donarsi all’altro senza riserve. L’impegno assunto vicendevolmente suppone che ciascuno abbandoni le proprie inerzie, le proprie certezze, gli spazi di tranquillità e vada verso la terra che Dio promette: essere due in Cristo, due in uno».
Quando un uomo e una donna credono all’Amore come vocazione che Dio ha pensato per loro, sentono che «la missione forse più grande di un uomo e una donna nell’amore è questa: rendersi a vicenda più uomo e più donna» (AL 221), allora hanno il coraggio di uscire per andare verso quella terra che Dio promette e che si realizza nell’essere famiglia anche dentro la propria comunità cristiana che diventa casa della loro casa. «Essere due in Cristo, due in uno» penso sia la testimonianza più bella che una coppia possa dare dentro a una comunità, superando le divisioni, le crisi e le fatiche.
2. Testimonianza Quando un uomo e una donna dicono il loro “sì” davanti a Dio nel matrimonio, quel «“sì” che si sono scambiati è l’inizio di un itinerario» (AL 218) che matura poco alla volta e che fa diventare «il loro matrimonio… una “storia di salvezza”» (AL 227). È una storia di salvezza che passa anche attraverso le fragilità, i tempi della crisi, i momenti in cui si smarrisce il senso dell’Amore. Ed è proprio nella comunità, grazie a una spiritualità familiare ben curata, alla preghiera e alla partecipazione all’eucaristia domenicale che la coppia può riscoprirsi tale dentro a questo sacramento dell’Amore che hanno celebrato insieme.
3. Cura dei bisognosi Penso che la prima cura che una comunità cristiana debba avere sia proprio verso tutte le situazioni di fragilità, di crisi della coppia, di separati e divorziati. Papa Francesco afferma che «ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore» (AL 232). In relazione ai separati e divorziati dice che «prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità» (AL 243).
Concludo con l’invito che papa Francesco rivolge agli sposi: «Vivete intensamente la vostra vocazione. Non lasciate che la tristezza trasformi i vostri volti. Il vostro coniuge ha bisogno del vostro sorriso. I vostri figli hanno bisogno dei vostri sguardi che li incoraggino. I pastori e le altre famiglie hanno bisogno della vostra presenza e della vostra gioia: la gioia che viene dal Signore!».

 

Accompagnare i genitori nel cammino di iniziazione cristiana

Non siete soli nell’educare i figli

L’incontro della comunità con i genitori ha un momento privilegiato che va dalla richiesta del battesimo al completamento del cammino di iniziazione cristiana (ic) dei figli. Un tempo gioioso e significativo dove risuona la buona notizia del Vangelo: «Dio vi ama e non vi lascia soli nel compito di educazione dei figli. La comunità cristiana vi esprime concretamente questa vicinanza».
La nostra Diocesi indica la scelta di alcuni accompagnatori che si mettano a fianco dei genitori, non come insegnanti, ma come compagni di viaggio per condividere vita e fede.
Si inizia dall’attesa del figlio, proponendo alla coppia una giornata di spiritualità – “Il corredino invisibile” – e una preghiera con l’arte in Avvento, la “Benedizione dei genitori in attesa”.
Prosegue con l’equipe battesimale che aiuta i genitori a diventare consapevoli della richiesta del battesimo, prevedendo alcuni incontri: dire Dio a un bambino, scoprire i segni di Dio, la preghiera.
Il grande investimento è stato il coinvolgimento dei genitori nel periodo dell’iniziazione dei figli, dai 6 ai 13-14 anni. Un tempo forte, educativo, con la libertà di scegliere un percorso che arricchisce la propria fede di adulto, senza ricatti sacramentali, scoprendo la comunità come luogo ospitale, in particolare per chi porta ferite.
Il cammino è graduale e aiuta a rivedere le rappresentazioni di Dio a volte distorte e lontane dal Vangelo. I passi di avvicinamento sono nella “Prima evangelizzazione”, poi nel “Primo discepolato” ci sono tre tappe: per scoprire Gesù che rivela il volto dell’uomo, scoprire Dio Padre, sperimentare i segni del Risorto nella Chiesa e nei sacramenti. Il percorso non finisce con la celebrazione dei sacramenti della cresima e dell’eucaristia, ma continua con la “fraternità” e per alcuni nasce il desiderio di inserirsi nella vita della comunità.

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